Fire Emblem Radiant Dawn

Fire Emblem: Ankoku Ryū to Hikari no Ken vide la luce nel 1990 per il mai troppo celebrato Famicom (in&hellip

Fire Emblem Radiant Dawn
Fire Emblem: Ankoku Ryū to Hikari no Ken vide la luce nel 1990 per il mai troppo celebrato Famicom (in Europa, NES), capostipite di una saga che per anni rimarrà confinata nel Paese del Sol Levante. Le innovative caratteristiche del J-rpg di Intelligent Systems che hanno contraddistinto la serie facendo la sua fortuna, sono prevalentemente due: i combattimenti a scacchiera in perenne inferiorità numerica e la gestione dei personaggi, non semplici sacrificabili pedine ma protagonisti finemente caratterizzati, nonché persi definitivamente una volta eliminati in battaglia.
Dopo 5 anni dall’approdo della saga nel Vecchio Continente con Rekka No Ken, il nuovo capitolo sequel dell’ottimo Path of radiance per GC, non porta radicali innovazioni nella struttura tradizionale della serie, ma ne esalta e porta al massimo livello tutti i pregi, limando i difetti. Radiant Dawn è oggi Fire Emblem all’ennesima potenza.

Una nuova guerra alle porte…



Il decimo capitolo della saga si svolge 3 anni dopo gli eventi del prequel Path of Radiance, eventi  da cui l’intera trama prende le mosse: il regno di Daein, sconfitto nella Guerra del Re Folle e liberato dalla tirannia di quest’ultimo, vede nuovamente minata la propria autonomia dalla politica liberticida di alcuni senatori di Begnion, potenza dominante all’interno del continente di Tellius.
L’intero gioco è suddiviso in 2 parti fondamentali: la prima di queste parte da tale presupposto e mette in mano al giocatore il controllo di un gruppo di liberazione, capitanato dalla protagonista Micaiah, sorto in Daein per difendere la propria libertà; la seconda parte ruoterà invece intorno al gruppo dei già noti personaggi del prequel, impegnati in una rivolta i cui frutti matureranno in un conflitto senza precedenti, dove uomini, bestie e dee porteranno il mondo sull’orlo del baratro.
Fire Emblem Radiant Dawn

Lotta tra uomini, bestie e dee…



Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, si rimane ai livelli del prequel per Gamecube. Nessuna sostanziale innovazione, non si sente sicuramente il salto generazionale: sia i modelli poligonali che i dettagli delle mappe sono pressoché identici a quelli del predecessore.
Il primo impatto è come da tradizione accompagnato da menù rapidi e sobri, essenziali sia nei contenuti che nel design, con un’interfaccia perfettamente user friendly; la grafica di gioco alterna filmati in CG alle classiche sezioni di gioco di preparazione e mappa. In-game, Radiant Dawn si presenta visivamente in due diverse “dimensioni”, o prospettive: la prospettiva aerea, costituita dalla mappa di gioco vera e propria, con la griglia a scacchiera e i vari combattenti nelle rispettive posizioni; e la prospettiva in terza persona, ovvero l’animazione dei vari scontri tra il proprio pg e il nemico. La visuale aerea permette un intuitivo approccio strategico alla battaglia, tramite il controllo di tutto il proprio gruppo nella griglia. I personaggi sono visti a distanza, quindi il dettaglio rimane trascurabile; il design delle mappe è come sempre molto ben curato e particolareggiato, i movimenti dei combattenti ridotti all’essenziale. Le animazioni degli scontri sono ugualmente molto semplici, rapide sequenze video in-game: buoni i modelli poligonali dei propri personaggi sebbene troppo “rigidi”, praticamente tutti uguali gli avversari; risaltano molto spesso invece i fondali, non tanto per la modesta qualità delle textures bensì per la suggestione, specie alcuni. Molto buoni gli effetti luce.
Ciò che invece sorprende parecchio è l’alta qualità dei filmati in CG (computer grafica), aumentati parecchio sia in qualità che in quantità rispetto all’episodio per cubo. Anche qui prevale lo stile sulla tecnica bruta, ma la realizzazione è comunque ottima; superbo anche il doppiaggio.
Ormai probabilmente è arrivata l’ora di dare una svecchiata alla veste grafica della saga, ma d’altra parte tale comparto pur non facendo di certo gridare al miracolo, svolge il suo sporco lavoro per un genere in cui la realizzazione tecnica non è di certo tra i fattori fondamentali. Ad ogni modo, la fattura rimane piuttosto pregevole nella sua essenzialità, con picchi talvolta più che piacevoli.
Il sonoro è invece nettamente superiore che in Path of Radiance: anche qui nessuna novità particolare, ma gli effetti sonori sono notevoli e i brani di sottofondo ben orchestrati nonché davvero azzeccatissimi nel più di casi, menù compresi.
Fire Emblem Radiant Dawn

Tra ordine e caos…



Se finora abbiamo analizzato i contorni del rpg di Intelligent Systems, adesso ci addentreremo nel cuore vero e proprio: il gameplay. La struttura tradizionale del gameplay della saga è quella di uno strategico a turni. Il proprio team e i nemici sono disposti su una mappa più o meno estesa, suddivisa in caselle da una griglia che ne conferisce l’aspetto di una scacchiera dalle svariate forme. Movimenti, attacchi, azioni dei pg dipendono dalle caratteristiche di ogni singolo personaggio: su questo sfondo strategico nasce il lato più spiccatamente j-rpg, con statistiche, punti esperienza, punti salute, abilità, bioritmo e altro per ogni membro del gruppo. Lo scheletro strutturale del gameplay è molto semplice e intuitivo, ma proseguendo nel gioco guadagnerà profondità e complessità, rendendo l’esperienza ludica sempre più coinvolgente e impegnativa, all’aumentare di opzioni di combattimento, abilità, tipi di personaggio e così via. Sempre presente sarà il classico triangolo delle armi (spada batte ascia, ascia batte lancia, lancia batte spada), più il nuovo triangolo della magia.
L’aspetto rpg tuttavia, non basta per completare con successo le varie missioni: statistiche, equipaggiamento e abilità sono importanti, ma a causa dell’ingente massa dei nemici e dell’impossibilità di riutilizzare personaggi caduti in battaglia,  non è pensabile proseguire nel gioco illesi senza utilizzare una minuziosa e ponderata strategia.
Dal punto di vista dei controlli non si può annoverare nessuna particolare novità, specie con il wiimote, ma d’altro canto la struttura stessa di strategico a turni del prodotto di Intelligent Systems non rende affatto necessaria una reale innovazione nel controllo, o almeno, non nell’immediato.
Non esisterebbe però Fire Emblem senza un impianto narrativo solido a sostegno del gameplay: articolato in oltre 40 missioni con ottimi intermezzi in CG, il gioco può vantare una trama ben costruita e uno sviluppo di essa ancora migliore, con picchi memorabili che sfiorano l’eccellenza. Mai banale, attraverso situazioni apparentemente “semplici” si nascondono spunti interessanti su tematiche importanti quali il razzismo, la morte, il dovere, giustizia e ingiustizia, la sfumatura del sottilissimo confine tra bene e male.
Ma soprattutto, sarebbe impensabile scindere la simbiosi tra l’elemento narrativo e le mappe: in Fire Emblem la trama non è la giustificazione del gameplay (come può avvenire in un platform ad esempio, si pensi alla saga di Mario) ma ne è parte integrante, e perdere un personaggio nella storia significa perderlo in combattimento, o viceversa.
Inoltre inevitabilmente si finirà per l’affezionarsi ai propri personaggi (i principali finemente caratterizzati, peccato non siano completamente customizzabili), a sentirsi incuriositi dai loro dialoghi, dalle loro vicende, al punto da arrivare a studiare ogni minima mossa sul campo di battaglia per non rischiare di perdere qualcuno di essi. Affare peraltro tutt’altro che semplice: Radiant Dawn si presenta come uno degli episodi della saga in assoluto più impegnativi, specie nelle missioni conclusive; la difficoltà è comunque calibrata in modo da non annoiare mai, sebbene piuttosto livellata verso l’alto.
La durata media della quest è davvero considerevole e non perde attrattiva per decine e decine di ore, molto sopra la media; per i perfezionisti e gli amanti delle statistiche, aumenta ancora notevolmente. E’ anche piacevolmente rigiocabile, poiché per chi ha già finito il gioco una volta si sbloccano interessanti extra e bonus. Imperituro.

…Radiant Dawn!



Il titolo che ci troviamo in mano è un pezzo di rara complessità e di pregevolissima fattura, nonostante, specie per quanto riguarda il lato tecnico, rimanga un pizzico dell’alone di dejavu che affliggeva anche il predecessore per cubo. D’altro canto, il genere non necessita di un’esagerata cura in questo senso, e i difetti vengono comunque surclassati da un gameplay complesso abbastanza da non risultare insipido ma non tanto da diventare macchinoso, il tutto sorretto da un impianto narrativo più che solido. Titolo consigliatissimo agli amanti del genere, un po’ meno a chi si vuole accostare ad esso per la prima volta, causa tasso di difficoltà calibrato su livelli medio-alti.

Scheda tecnica


Valutazione

Divertimento — 8.5
Sonoro — 8
Grafica — 7.5
Giocabilità — 9
Longevità — 9.5

Totale 9.0


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