Baten Kaitos

I pregiudizi dei videogiocatori sono, spesso, immotivati e difficili da sradicare. Prendiamo un gioco…


I pregiudizi dei videogiocatori sono, spesso, immotivati e difficili da sradicare. Prendiamo un gioco a caso: Baten Kaitos.
 Già dopo essere stato annunciato, insieme a Tales of Symphonia da Namco, Baten Kaitos è stato per qualche occulta ragione messo in secondo piano rispetto allo scintillante titolo in anime-style della serie Tales. Come se non bastasse, ogni appassionato di videogiochi (me compreso) ha storto la bocca nel sapere che lo stile dei combattimenti era affidato alle carte. generalmente poco amate rispetto alle classiche armi dei giochi di ruolo. Oggi, con cinquanta ore sulle spalle di vera esperienza errepiggì, posso dire con certezza che Baten Kaitos non solo è uno splendido esempio di videogioco, ma che risulta anche molto più appagante del suo compagno più fortunato: Tales of Symphonia.
 

CAVALLERIA RUSTICANA



Finito il più tradizionale dei preamboli, eccomi a dare qualche accenno generale sul gioco.
 Baten Kaitos è un rpg che delinea le vicende di un gruppo di ragazzi in grado di salvare il mondo (formato da 5 isole fluttuanti) dalle mire di un malvagio imperatore, desideroso di risvegliare una antica divinità (ovviamente in grado di distruggere ogni cosa). La fiacchezza delle premesse apotropaiche sembra preludere all'ennesimo titolo scontato, alla milionesima versione remixata dello stesso canovaccio fantasy: beh, sappiate che non è affatto così...e basterà procedere nell'avventura per averne da soli la certezza.
 La trama, della quale non voglio rivelare altro, è infatti sorprendentemente appagante e caratterizzata da colpi di scena a raffica fino all'ultimo istante di gioco. A dimostrazione di ciò, il coivolgimento aumenta secondo una parabola ascendente che lega letteralmente il giocatore alla sedia, liberandolo dai soliti clichè delle urla disperate, del buonismo imperante e di amenità simili(che compaiono solo in qualche leggero calo di stile) e aiutandolo a immergersi profondamente nelle vicissitudini che pian piano assumono un ritmo frenetico.
 La caratterizzazione dei personaggi è di un tale livello che, per la prima volta, il giocatore non capisce nemmeno di chi può fidarsi tra i membri del proprio party, definiti in modo tale da essere una vera e propria fonte di sorprese. Il ruolo stesso del videogamer è rivalutato attivamente all'interno della trama, passando dal ruolo di marionettista anonimo e silenzioso a quello di vero e proprio personaggio allacciato alle vicende del mondo in questione.

MATRILINEARE



Il gameplay di Baten Kaitos è anch'esso di splendida fattura. Il personaggio, mosso dal giocatore sullo schermo, è inizialmente macchinoso nello svolgere le svariate azioni di gioco, ma diventa ben presto un simulacro ideale nell'esplorazione dei luoghi più o meno vasti sparsi nelle cinque isole.
 Gli ambienti, a differenza di Tos, presentato notevoli possibilità d'interazione, con oggetti nascosti un po' ovunque da scovare sia per arricchire il proprio mazzo di magnus che per completare le sub quest. Le Magnus sono le carte attorno alle quali verte il gioco intero: ce ne sono più di mille sparse per il mondo e si dividono in magnus avventura (utilizzabili solo fuori dalla battaglia, con effetti specialmente sulla salute dei personaggi) e in magnus da combattimento(che compongono il mazzo con il quale affrontate le creature sparse per il mondo)e si dimostrano veramente all'altezza di rimpiazzare i soliti Item dei giochi di ruolo. La vera perla nel gameplay di Baten kaitos è però il sistema di
 combattimento. Una volta incontrato un nemico, visibile su schermo e non tramite battaglia random, l'azione si struttura tramite i classici turni. All'interno di essi i tre personaggi combattenti avranno la possibilità sia di attaccare il nemico(nel proprio turno), sia di difendersi da esso(quando invece attacca lui), selezionando in modo rapido e conveniente le carte giuste dalla mano che ci viene fornita. La distribuzione casuale delle carte dal proprio mazzo e la limitatezza del tempo sono una componente
 fondamentale della lotta: grazie alla prima caratteristica diventa ovvio che ogni scontro sia diverso da un altro, anche se il nemico è lo stesso nel giro di un minuto, mentre grazie al secondo "inconveniente" il giocatore deve abituarsi a pensare velocemente al come "assemblare" le varie carte tra di loro per ottenere una combo redditizzia.
 Si parla di combo in quanto tutte le Magnus hanno ai vertici dei numeri, che vanno da uno a nove: se il giocatore è così abile da creare degli insiemi di carte con lo stesso numero o in scala ecco che gli effetti delle card si elevano in modo decisivo durante lo scontro(quindi potranno aumentare i danni fatti o diminuire quelli subiti ecc.).
 Inizialmente l'uso casuale delle carte sarà privilegiato dal giocatore ( visto anche che le Magnus avranno più numeri ai vertici solo un po' più avanti), ma col tempo è impossibile non imparare a realizzare scale o coppie, in quanto i bonus con l'aumentare dei danni diventano sostanziosi (fino a quando si fanno 30 danni, un bonus del 10% è poca cosa...ma quando se ne sommano 1000, anche il 10% è una buona cifra da aggiungere!). Insomma, verso la fine dell'avventura sarete delle vere macchine da guerra,
 instancabili di nuove battaglie e desiderosi di inanellare combo da 9 carte anche contro il più insignificante dei nemici...senza poi parlare della customizzazione del mazzo che, una volta raggiunte le 60 carte in totale di capienza, diventa un vero e proprio oggetto di studio e di culto.
 Non è da sottovalutare neanche la possibilità di creare nuove combinazioni di magnus utilizzando alcune carte che a prima vista hanno poco valore...e ci sarebbero altre mille finezze da dire di un universo che è una struttura in abisso, tanto è complesso e, alla lunga, appagante.
 Per quel che riguarda l'azione e l'esplorazione dei luoghi all'interno del titolo Namco, tutto scorre in modo molto fluido, senza eccessivi intoppi o eccessive noie. I tanto odiati dungeon in realtà sono brevi percorsi che fanno da anticamera a qualche grossa lotta, sempre giustificata ai fini della trama e, come già detto, gli scontri anche con i nemici più comuni sono sempre divertenti per via del sistema di gioco.

MONTESOLE



L'altra grande sfera di valutazione è, come prevedibile, quella che concerne l'aspetto tecnico.
 Dal punto di vista grafico siamo su ottimi livelli, soprattutto in quanto a stile. Il filmato inziale, emozionante e ben fatto, è il preludio di un pittoricismo marcato e sognante nelle ambientazioni; bizzarro e barocco nel design dei personaggi.
 Le località pulsanti di Baten Kaitos, rappresentate tramite schermate fisse in 2D, costituiscono un universo fantastico veramente fuori portata: giungle sognanti, città gotiche ghiacciate, paludi fangose e interi villaggi di marzapane si alternano, descritti con una perizia incredibile dal 2D, capace di emozionare senza mai far rimpiangere un ambiente poligonale.
 Il problema legato alla difficoltà di scorgere i pertugi di alcune ambientazioni è risolto in manierà splendida grazie ad un disegno chiaro e ispirato che, quando vuole confondere, lo fa in modo volontario.
 I modelli 3D dei personaggi sono di buon livello, anche se ogni tanto sono sgraziati da animazioni francamente poco riuscite, che rendono in modo chiaro ma goffo l'azione in corso( ad esempio, per girarsi, i personaggi sembra che "pattinino" da fermi). Il Charater design è bizzaro e colorato ma, a mio parere, alquanto adatto all'atmosfera sognante che pervade le cinque isole che formano il mondo di Baten kaitos. I vestiti sgargianti e prominenti dei personaggi sono effettivamente barocchi, ma non sfociano mai in un eccessivo stile pacchiano restando ben inquadrati nelle illustrazioni e legati coerentemente all'effettiva cultura dalla quale proviene il personaggio.
 Un appunto anche sui filmati in CG, praticamente assenti. L'unico filmato è quello già citato in apertura, che però rimane il solo splendido esempio in un gioco che forse avrebbe goduto parecchio di altri momenti di tale caratura.
 Sul versante del sonoro vengono proposti temi che vanno dal sinfonico fino al rock senza alcun imbarazzo, mostrando, tra l'altro, un motivo principale emozionante. In generale, comunque, i livello delle melodie è ottimo, ma è in parte rovinato da un doppiaggio utile nelle intenzioni, ma non nei risultati, in quanto ripetitivo e spesso pure poco espressivo.
 Due parole infine sulla longevità. Baten Kaitos dura in media 50 ore, se si guarda alla sola avventura principale. Personalmente mi è durato ben 11 ore in più di Tales of Symphonia (il che è tutto dire) e devo ammettere che sono rimasto parecchio più soddisfatto rispetto a Tos circa la trama, il coinvolgimento e la fluidità dell'azione. Ci sono anche delle subquest enormi e appaganti, senza contare che le magnus collezionabili sono più di mille....e che per raccoglierle ci vuole una vita.
 Chiudo con una nota di demerito, comune a molti giochi di ruolo(tranne che all'eccelso Paper Mario) : una volta battuto il boss finale, non si può continuare a gironzolare nel mondo liberato dal pericolo, ma bisogna ricominciare dall'ultimo salvataggio. Questo, secondo me, è davvero un peccato, in quanto la rigiocabilità e la voglia di completare le quest e di scoprire i segreti del gioco aumenterebbe esponenzialmente se inserita nel contesto post-salvezza, come avviene proprio in PM2.

CONCLUDENDO



La domanda alla quale i più scettici saranno ancora legati è la solita: il gioco vale i 59.00 euro di spesa?
 In verità vi dico(ehm) che Baten Kaitos è un gioco superbo, con pochi difetti, esaltante da giocare e con un sitema di combattimenti veramente originale e riuscito. Sganciate 59.00 euro e divertitevi. E ora, come disse qualcuno, The pagellon:

Scheda tecnica


Valutazione

Divertimento — 9
  • Lode a Monolith software
Sonoro — 7.5
  • Musiche epiche e riuscite
  • Doppiaggio
  • [Otaku mode] Manca la canzone dello spot jap[/Otaku mode]
Grafica — 7.5
  • Scenari, design ecc.
  • Animazioni; un solo filmato in CG
Giocabilità — 9
  • Sistema di comabattimento magnifico
  • Gran bel gioco in generale
Longevità — 9
  • 50 ore e subquest.
  • Una volta finito...

Totale 8.5


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