70 milioni di Wii
La ormai nota ed affermata console per videogame prodotta da Nintendo ed immessa sul mercato nel 2006…
La ormai nota ed affermata console per videogame prodotta da Nintendo ed immessa sul mercato nel 2006 è un concentrato di tecnologia, innovazione, web 2.0, alienazione dell’I/O, virtualizzazione e de materializzazione, proiezione dell’essere in mondi paralleli, strumento di aggregazione sociale e, in particolare, del nucleo familiare.
Da subito sono stati chiari gli intenti della Nintendo che, con questo prodotto, ha spiazzato il mercato delle console, introducendo uno strumento teso all’estensione del fenomeno sociale del web 2.0 anche al più ristretto nucleo familiare, mantenendo, allo stesso tempo, una componente di connessione con il dilagante mondo dei social network. La Wii è riuscita a coprire un più vasto bacino di utenza, andando a soddisfare anche una clientela non necessariamente raggiunta da Adsl o da un’infrastruttura di rete adeguata. Con il tempo è diventato sempre più palese il confronto con i social network e con gli “strumenti sociali” in generale, a partire dai tanto discussi Second Life, Avatar, The Sims, tanto che l’assonanza “wii are familiy” lascia perplessi se si pensa che realmente la console è entrata a far parte della vita delle famiglie diventando uno degli ormai scarsi mezzi di aggregazione. In più, se si ha una connessione decente, la Wii consente di agganciarsi ad una rete globale composta da una vera e propria popolazione di Mii, un network completamente interconnesso che consente di interagire ed integrarsi in gruppi sociali in cui si può diventare ciò che non si è nella realtà.
Altro carattere distintivo della Wii, come accennato, è il concetto di Mii, ossia una proiezione di sé stessi all’interno dei mondi virtuali progettati da Nintendo; tale paradigma di gioco affonda le radici in un sistema sociale abituato ed istruito ad alienarsi in un alter ego fatto di bit e contornato, in tutti gli aspetti della propria vita, da un meta-strato fatto di avatar e surrealismo. Ciò che, però, differenzia la Wii da i suoi progenitori è l’impossibilità da parte dell’utente di modificare, se non in maniera indiretta e contestuale al gioco, lo stato del proprio personaggio, altamente personalizzabile a propria immagine e somiglianza. Dunque il Mii vive, cresce e fa progressi insieme alla controparte nel mondo reale, insomma nel bene o nel male l’esperienza acquisita dal giocatore è conservata per il resto della vita dell’ avatar. Ma siamo davvero a rischio di alienazione dalla realtà?
Non del tutto perché la console è concepita per coinvolgere gruppi di persone ed evitare l’isolamento e una “vita virtuale” solitaria.
Non bisogna però prendere sotto gamba il fenomeno Wii perché aleggia sempre il rischio che un adolescente preferisca organizzare una partita a tennis con la Wii piuttosto che prenotare il campo di gioco e trascorrere un pomeriggio all’aria aperta; se i trend della società dovessero continuare ed evolvere in questa direzione, non mi stupirei di incontrare, o meglio leggere su qualche blog, sempre più persone che non riconoscono più il mondo reale come quello di appartenenza, ma si sentono ormai integrate in un popolo nuovo, paradossalmente ideale, in cui non hanno bisogno di lottare per vivere e per guadagnarsi un posto nella società.
Ma perché la Wii ha avuto così tanto successo nonostante sia entrata sul mercato in ritardo rispetto alle console concorrenti? I principali fattori che hanno dato una spinta essenziale a tale prodotto sono stati sicuramente il carattere innovativo, la tempistica, la componentistica, il concept per cui è stato realizzato. Nintendo, infatti, non ha semplicemente realizzato una replica di Xbox o PlayStation con un marchio diverso, bensì è riuscita ad aggregare una componentistica hardware tecnologicamente al passo con i tempi, ma non di certo futuristica (giroscopi, accelerometri, sensori e puntatori ottici), tale da creare una nuova modalità di interazione dell’utente con la console; in più ha sicuramente contribuito anche il tempo in cui Nintendo ha deciso di muoversi sul mercato, creando un’esigenza in un momento storico in cui le tecnologie si sono affermate e progredite, il fenomeno di “reti sociali”, in senso allargato, è in fermento, il bisogno primordiale di ricreare e/o consolidare un legame con la propria famiglia si fa di nuovo sentire.
Da subito sono stati chiari gli intenti della Nintendo che, con questo prodotto, ha spiazzato il mercato delle console, introducendo uno strumento teso all’estensione del fenomeno sociale del web 2.0 anche al più ristretto nucleo familiare, mantenendo, allo stesso tempo, una componente di connessione con il dilagante mondo dei social network. La Wii è riuscita a coprire un più vasto bacino di utenza, andando a soddisfare anche una clientela non necessariamente raggiunta da Adsl o da un’infrastruttura di rete adeguata. Con il tempo è diventato sempre più palese il confronto con i social network e con gli “strumenti sociali” in generale, a partire dai tanto discussi Second Life, Avatar, The Sims, tanto che l’assonanza “wii are familiy” lascia perplessi se si pensa che realmente la console è entrata a far parte della vita delle famiglie diventando uno degli ormai scarsi mezzi di aggregazione. In più, se si ha una connessione decente, la Wii consente di agganciarsi ad una rete globale composta da una vera e propria popolazione di Mii, un network completamente interconnesso che consente di interagire ed integrarsi in gruppi sociali in cui si può diventare ciò che non si è nella realtà.
Altro carattere distintivo della Wii, come accennato, è il concetto di Mii, ossia una proiezione di sé stessi all’interno dei mondi virtuali progettati da Nintendo; tale paradigma di gioco affonda le radici in un sistema sociale abituato ed istruito ad alienarsi in un alter ego fatto di bit e contornato, in tutti gli aspetti della propria vita, da un meta-strato fatto di avatar e surrealismo. Ciò che, però, differenzia la Wii da i suoi progenitori è l’impossibilità da parte dell’utente di modificare, se non in maniera indiretta e contestuale al gioco, lo stato del proprio personaggio, altamente personalizzabile a propria immagine e somiglianza. Dunque il Mii vive, cresce e fa progressi insieme alla controparte nel mondo reale, insomma nel bene o nel male l’esperienza acquisita dal giocatore è conservata per il resto della vita dell’ avatar. Ma siamo davvero a rischio di alienazione dalla realtà?
Non del tutto perché la console è concepita per coinvolgere gruppi di persone ed evitare l’isolamento e una “vita virtuale” solitaria.
Non bisogna però prendere sotto gamba il fenomeno Wii perché aleggia sempre il rischio che un adolescente preferisca organizzare una partita a tennis con la Wii piuttosto che prenotare il campo di gioco e trascorrere un pomeriggio all’aria aperta; se i trend della società dovessero continuare ed evolvere in questa direzione, non mi stupirei di incontrare, o meglio leggere su qualche blog, sempre più persone che non riconoscono più il mondo reale come quello di appartenenza, ma si sentono ormai integrate in un popolo nuovo, paradossalmente ideale, in cui non hanno bisogno di lottare per vivere e per guadagnarsi un posto nella società.
Ma perché la Wii ha avuto così tanto successo nonostante sia entrata sul mercato in ritardo rispetto alle console concorrenti? I principali fattori che hanno dato una spinta essenziale a tale prodotto sono stati sicuramente il carattere innovativo, la tempistica, la componentistica, il concept per cui è stato realizzato. Nintendo, infatti, non ha semplicemente realizzato una replica di Xbox o PlayStation con un marchio diverso, bensì è riuscita ad aggregare una componentistica hardware tecnologicamente al passo con i tempi, ma non di certo futuristica (giroscopi, accelerometri, sensori e puntatori ottici), tale da creare una nuova modalità di interazione dell’utente con la console; in più ha sicuramente contribuito anche il tempo in cui Nintendo ha deciso di muoversi sul mercato, creando un’esigenza in un momento storico in cui le tecnologie si sono affermate e progredite, il fenomeno di “reti sociali”, in senso allargato, è in fermento, il bisogno primordiale di ricreare e/o consolidare un legame con la propria famiglia si fa di nuovo sentire.
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